Streets of Town
descrizione in mille e cento caratteri
“Streets of Town” non è roba educata, c’è da sporcarsi le mani a raccogliere questo ciarpame, prendere le serie malattie. Fra frammenti di un’esplosione lenta, quasi inavvertibile un rumore di vuoto. Cose si buttano appena antiche appena toccano l’asfalto e accompagnano un cassonetto grigio per una notte.
“Non toccare Piero”.
Non raccattare le cose da terra. Poi, scoprì che c’era più vita in un accendino verde pisello gettato sul marciapiede che nell’uomo che ha dato il tiro all’ultima sigaretta là fuori, c’era più rosso in quel petalo di rosa finta finita dopo un matrimonio già estinto fuori dal comune, un comune normale. Una paletta rosa di un gelato freddo era più calda dell’amore con cui una cosa di nome madre trasforma tre euro in un gelato per un “bambino con gelato”.
Che dire poi se le cose composte come reliquiari misti nello studio prendono polvere, la tolgo la levo la lascio, resta, opacizza talvolta, ma fra tanto splendore… bisogna, abbassare i toni per far luminare tutto ciò che resta.
Se la povertà fosse economica qui bisogna fare economia di povertà, non di mezzi.